Nella prima metà del 1800 la sorgente di energia moderna era rappresentata dal vapore. L’energia elettrica non era moderna, era fantascientifica. Era stata appena scoperta la possibilità di trasmettere energia elettrica a lunga distanza, e soltanto verso il 1840 il telegrafo aveva iniziato a prendere piede. Negli Stati Uniti, più che altro. Ma il resto del mondo si accorse rapidamente dell’utilità delle telecomunicazioni a lunga distanza: si poteva avere una risposta in pochi giorni, invece di scrivere una lettera alla propria fidanzata aspettando settimane per la risposta, senza sapere se l’altra persona fosse ancora viva nel frattempo o fosse venuta a mancare alla veneranda età di 30 anni per una influenza o un’intossicazione alimentare. E non solo: i governi potevano anche tenere sotto controllo il territorio con notizie in tempo reale tra le varie stazioni di polizia. Ma quella consapevolezza è arrivata dopo, di sicuro per prima cosa tutti hanno pensato al telegrafo come il Tinder del diciannovesimo secolo. Niente foto di nudo, ma forse era meglio così considerando gli standard di igiene personale di quell’epoca.
Nel 1850 John Watkins Brett decide che, evidentemente, ci sono poche persone nel Regno Unito e dopo un po’ le conversazioni diventano noiose e ripetitive. Quindi, decide di progettare un sistema per collegare con un cavo la Gran Bretagna alla Francia. Siccome gli uomini sono megalomani e la sete di relazioni interpersonali non si placa facilmente, dopo un po’ anche le donne europee sembrano non essere abbastanza, e gli imprenditori decidono di cercare il modo di trasportare un cavo dall’Europa all’America. Il problema è che l’Oceano Atlantico è molto, molto profondo.
Nella seconda metà dell’ottocento, però, un colpo di fortuna per i cuori solitari d’oltre oceano: grazie a una serie di misurazioni del fondale oceanico venne scoperta una linea larga circa due miglia che si estende dall’Irlanda a un’isola canadese chiamata Newfoundland (che è un po’ come chiamare un figlio Untitled o un progetto “Roba nuova”). Iniziando a calare un cavo di rame, appositamente rivestito, dai due continenti, e unendolo in mezzo all’oceano l’azienda di Brett riuscì a depositare per la prima volta un cavo completo che permetteva la comunicazione tra il vecchio e il nuovo mondo.
Non era particolarmente veloce: per l’invio di poche parole, da Londra a Washington, servivano circa 16 ore. Come cercare di guardare uno show di Netflix in Full HD con un modem a 56kbps. Un ingegnere ebbe la brillante idea di aumentare sempre di più il voltaggio, nel tentativo di aumentare l’intensità del segnale, letteralmente spingendo il messaggio con una bella iniezione di elettroni del cavo. Il risultato fu la fusione del cavo stesso. Nel corso degli anni vennero sperimentati vari tipi di cavo, perché si capì immediatamente che l’unico modo per far funzionare questa comunicazione era ridurre al minimo la dissipazione dell’energia. Gli scienziati iniziarono a progettare cavi avvolti a spirale, con un nucleo molto largo in rame puro e la maglia esterna in leghe varie. Finalmente, nel 1966 diventò possibile inviare un messaggio di una manciata di parole in un’ora. Non male, considerando che comunque scrivendo a un’americana “Vuoi venire a vedere la mia collezione di opere egiziane a Londra?” sarebbero passate settimane prima di poter salutare di persona la donzella, piroscafi permettendo. In una ricostruzione di Radio4, si è scoperto che alla fine del 1800 un terzo dei telegrafisti britannici erano donne, e i colleghi uomini utilizzavano spesso il telegrafo per contattarle e flirtare in modo più o meno anonimo.
Il sistema suboceanico venne poi riprogettato per permettere l’utilizzo del telefono: il telegrafo usa solo semplici impulsi, ma il telefono trasmette onde molto complesse, che rischiano di perdersi nelle lunghe distanze. Grazie all’utilizzo di un amplificatore, basato su valvole termoioniche, diventa possibile ricevere chiamate da una parte all’altra dell’oceano senza perdere il segnale. Si passa poi all’impiego dei transistor e infine della fibra ottica, ma la logica di base rimane sempre la stessa, e i due continenti sono tutt’ora uniti dai cavi depositati su una relativamente sottile striscia di fondale non troppo profondo dell’oceano, tra Newfoundland e l’Irlanda. Se oggi abbiamo internet, il merito è di chi nel 1840 in Gran Bretagna si sentiva troppo solo e aveva bisogno di fare nuove amicizie in un altro continente.
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